di Letizia Tomassone, pastora valdese, coordinatrice delle delegazioni evangeliche italiane a Sibiu
La terza Assemblea Ecumenica Europea arriva in un momento piuttosto basso del dialogo ecumenico. Non solo in Italia ma anche in diversi dialoghi bilaterali c'è una situazione di stallo, e le identità confessionali vengono affermate in modo perentorio come barriera a un dialogo che porti trasformazioni e aperture. Spesso lo stallo è legato al riconoscimento o meno del ministero delle donne, o a questioni etiche di comprensione della sessualità e dell'identità di genere. Notiamo infatti che di questi temi non sembra esserci traccia nel programma ufficiale dell'Assemblea Ecumenica di Sibiu. Insomma le diverse chiese preferiscono non confrontarsi neppure su questi temi, che evidentemente strutturano in modo rigido la propria confessione di fede e la propria auto-comprensione come chiesa di Gesù Cristo. D'altra parte le recenti dichiarazioni cattoliche sulla natura della chiesa hanno riproposto una struttura di relazioni asimmetriche fra le chiese. In fondo, quindi, il primo obiettivo che mi pongo come protestante italiana a Sibiu è quello di ritrovare un piano del dialogo che valorizzi innanzitutto l'ascolto e il rispetto dell'altra esperienza di fede e di chiesa.
L'Assemblea di Sibiu si inserisce in un percorso ecumenico, un processo assembleare che ci ha già fatti incontrare più volte nel corso degli ultimi due anni. Non si può dire che questo processo abbia avuto ricadute molto evidenti, neppure sulle nostre chiese. Tuttavia ha rimesso al centro la necessità di una conversione a Cristo che, sola, può permettere un dialogo in vista della riconciliazione.
Le nostre chiese si muovono in continui processi di confronto ecumenico che le spingono a ridefinire la loro identità e la loro risposta di fede – basti pensare alle chiese che lavorano insieme nella FCEI (Federazione delle chiese evangeliche in Italia), o al processo in vista della prossima Assemblea battista congiunta con il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. In un tale contesto non è affatto superfluo cercare con costanza i canali di una comunicazione possibile con il mondo cattolico italiano. Sappiamo infatti che la nostra identità è in continua trasformazione nell'ascolto della Parola di Dio, che interrogandoci ci mette in movimento e ci pone in dialogo.
La delegazione protestante italiana è arricchita da un gruppo di delegati e delegate che provengono da percorsi di migrazione in Italia. Si tratta di donne e uomini che appartengono alle chiese evangeliche italiane e sono attivi nel più che decennale progetto “Essere chiesa insieme” della FCEI. Questa componente di migranti che si aggiunge ai delegati italiani delle diverse chiese è unica fra le delegazioni europee, ed indica che una priorità delle nostre chiese in Italia è proprio la costruzione di una convivenza di fedi, linguaggi e culture, a partire da un impegno concreto dentro le chiese per arrivare a trasformare la società italiana.
Anch'io credo che le trasformazioni non possano che partire da gesti piccoli e concreti.
E' anche per questo che, come FCEI, abbiamo deciso di accogliere l'invito di mons. Paglia a nome della CEI a compiere insieme il viaggio verso Sibiu. Ci è sembrata una possibilità non soltanto di creare quel minimo di conoscenza che permette lo scambio e la collaborazione reciproca, ma anche un’occasione unica per progettare eventi italiani da organizzare di ritorno da Sibiu.
Come chiese della FCEI siamo attente da anni alle questioni dell'ambiente. Segnalo quindi due interessanti iniziative che accompagnano il nostro viaggio e dovrebbero servire a rafforzare l'attenzione su questi temi:
- la Società Biblica ha prodotto, in spirito ecumenico, una raccolta di testi biblici sull'acqua da utilizzare per le celebrazioni ecumeniche, e ne ha fatto dono alle delegazioni ufficiali che partecipano a Sibiu dall'Italia. Sapremo usare questa raccolta come una risorsa comune.
- La FCEI ha proposto di rendere attenti i delegati al costo ambientale del volo aereo, investendo una piccola somma comune in un progetto di difesa dell'ambiente nel Sud del mondo.
I temi che affronteremo a Sibiu riguarderanno soprattutto l'Europa, e le possibilità che le chiese, tessendo reti di lavoro comune, sappiano rivolgersi a Cristo e portare testimonianza alla luce che è Cristo per il mondo.
Gli strumenti che usciranno dall'Assemblea di Sibiu li conosciamo già: in primo luogo la Carta Ecumenica, che va ancora diffusa, valorizzata e soprattutto realizzata nei suoi impegni; e poi l'entusiasmo e la passione che già abbiamo sperimentato a Basilea nell'89 e a Graz nell'97. Entusiasmo e passione per un modo personale e concreto di vivere la nostra vocazione a un'unità che valorizza le diversità, un patrimonio da investire a tutti i livelli – ufficiali e di base – nei luoghi dove l'impegno ecumenico ci porta. (NEV - 33-34/07)
La terza Assemblea Ecumenica Europea arriva in un momento piuttosto basso del dialogo ecumenico. Non solo in Italia ma anche in diversi dialoghi bilaterali c'è una situazione di stallo, e le identità confessionali vengono affermate in modo perentorio come barriera a un dialogo che porti trasformazioni e aperture. Spesso lo stallo è legato al riconoscimento o meno del ministero delle donne, o a questioni etiche di comprensione della sessualità e dell'identità di genere. Notiamo infatti che di questi temi non sembra esserci traccia nel programma ufficiale dell'Assemblea Ecumenica di Sibiu. Insomma le diverse chiese preferiscono non confrontarsi neppure su questi temi, che evidentemente strutturano in modo rigido la propria confessione di fede e la propria auto-comprensione come chiesa di Gesù Cristo. D'altra parte le recenti dichiarazioni cattoliche sulla natura della chiesa hanno riproposto una struttura di relazioni asimmetriche fra le chiese. In fondo, quindi, il primo obiettivo che mi pongo come protestante italiana a Sibiu è quello di ritrovare un piano del dialogo che valorizzi innanzitutto l'ascolto e il rispetto dell'altra esperienza di fede e di chiesa.
L'Assemblea di Sibiu si inserisce in un percorso ecumenico, un processo assembleare che ci ha già fatti incontrare più volte nel corso degli ultimi due anni. Non si può dire che questo processo abbia avuto ricadute molto evidenti, neppure sulle nostre chiese. Tuttavia ha rimesso al centro la necessità di una conversione a Cristo che, sola, può permettere un dialogo in vista della riconciliazione.
Le nostre chiese si muovono in continui processi di confronto ecumenico che le spingono a ridefinire la loro identità e la loro risposta di fede – basti pensare alle chiese che lavorano insieme nella FCEI (Federazione delle chiese evangeliche in Italia), o al processo in vista della prossima Assemblea battista congiunta con il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. In un tale contesto non è affatto superfluo cercare con costanza i canali di una comunicazione possibile con il mondo cattolico italiano. Sappiamo infatti che la nostra identità è in continua trasformazione nell'ascolto della Parola di Dio, che interrogandoci ci mette in movimento e ci pone in dialogo.
La delegazione protestante italiana è arricchita da un gruppo di delegati e delegate che provengono da percorsi di migrazione in Italia. Si tratta di donne e uomini che appartengono alle chiese evangeliche italiane e sono attivi nel più che decennale progetto “Essere chiesa insieme” della FCEI. Questa componente di migranti che si aggiunge ai delegati italiani delle diverse chiese è unica fra le delegazioni europee, ed indica che una priorità delle nostre chiese in Italia è proprio la costruzione di una convivenza di fedi, linguaggi e culture, a partire da un impegno concreto dentro le chiese per arrivare a trasformare la società italiana.
Anch'io credo che le trasformazioni non possano che partire da gesti piccoli e concreti.
E' anche per questo che, come FCEI, abbiamo deciso di accogliere l'invito di mons. Paglia a nome della CEI a compiere insieme il viaggio verso Sibiu. Ci è sembrata una possibilità non soltanto di creare quel minimo di conoscenza che permette lo scambio e la collaborazione reciproca, ma anche un’occasione unica per progettare eventi italiani da organizzare di ritorno da Sibiu.
Come chiese della FCEI siamo attente da anni alle questioni dell'ambiente. Segnalo quindi due interessanti iniziative che accompagnano il nostro viaggio e dovrebbero servire a rafforzare l'attenzione su questi temi:
- la Società Biblica ha prodotto, in spirito ecumenico, una raccolta di testi biblici sull'acqua da utilizzare per le celebrazioni ecumeniche, e ne ha fatto dono alle delegazioni ufficiali che partecipano a Sibiu dall'Italia. Sapremo usare questa raccolta come una risorsa comune.
- La FCEI ha proposto di rendere attenti i delegati al costo ambientale del volo aereo, investendo una piccola somma comune in un progetto di difesa dell'ambiente nel Sud del mondo.
I temi che affronteremo a Sibiu riguarderanno soprattutto l'Europa, e le possibilità che le chiese, tessendo reti di lavoro comune, sappiano rivolgersi a Cristo e portare testimonianza alla luce che è Cristo per il mondo.
Gli strumenti che usciranno dall'Assemblea di Sibiu li conosciamo già: in primo luogo la Carta Ecumenica, che va ancora diffusa, valorizzata e soprattutto realizzata nei suoi impegni; e poi l'entusiasmo e la passione che già abbiamo sperimentato a Basilea nell'89 e a Graz nell'97. Entusiasmo e passione per un modo personale e concreto di vivere la nostra vocazione a un'unità che valorizza le diversità, un patrimonio da investire a tutti i livelli – ufficiali e di base – nei luoghi dove l'impegno ecumenico ci porta. (NEV - 33-34/07)
2 commenti:
Si, probabilmente lo e
good start
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