Ricordando l'esperienza vissuta a Graz, pur consapevole che il contesto geografico-sociale era diverso e forse anche per questo, ero motivata ed ansiosa di capire se nel resto d'Europa ( credo che in Italia vi sia stata una relativa realizzazione dei progetti proposti a Graz) si erano fatti passi avanti nel difficle e forse anche impossibile cammino nell'essere chiesa unica pur nelle diversità.
Sono stata molto attenta, ho seguito e poi riletto la maggior parte degli interventi, ma se fossi stata davanti ad un computer in collegamento con Internet,la differenza sarebbe stata minima.
Le esposizioni se pur di "nomi"
famosi, erano dotte, roboanti ma sempre le stesse nei contenuti, niente di nuovo, nessuno sforzo per "lavorare" e sottolineo lavorare insieme operativamente con una progettualità oltre che con parole.
Noi deputati/e abbiamo fatto le "belle statuine", siamo riusciti/e a muoverci solo per pochi minuti per la realizzazione del documento finale che per altro non ci è ancora pervenuto nella stesura definitiva dopo il giallo di frasi inserite senza votazione e correttamente constestate; sembrava un tiro alla fune..vediamo chi vince.
Anche la possibilità di esercitare il nostro mandato di delegati/e è stato ridotto ai minimi termini; certo in tanti non si può intervenire tutti, ma almeno tener conto degli interventi senza la sintesi interpretativa dei relatori, questo sì. Pensavo che essendo la nostra presenza maggiore rispettto a Graz,ci fosse molta più partecipazione e democrazia ma ciò non si è verificato; ho vissuto la sensazione di essere blindata, condotta.
Ci sono stati comunque momenti di condivisione autentica,ma non quelli istituzionali ( al di fuori dei momenti di preghiera e di riflessione biblica),come quando la domenica mattina nella piazza principale, dopo la cerimonia di conclusione, la gente, tanta, che riempiva la piazza,si è avvicinata a noi ed alcuni ci hanno baciato ( le mani),abbracciato e piangendo ci hanno chiesto di tornare esclamando "unitade" dandoci il loro indirizzo e senza che nessuno lo avesse organizzato ci siamo trovati a formare un cerchio sempre più largo, sempre più largo fino a circondare
la piazza ripetendo "unitade".
Questo per me è stato uno dei messaggi più significativi ma anche quello che mi ha riportato alla partenza: sì unitade..ma come ? perche? con chi?
domenica 16 settembre 2007
Pensieri sparsi du Sibiu
alle 15:54 41 commenti
mercoledì 12 settembre 2007
uno sguardo sull'assemblea
pubblichiamo di seguito un contributo scritto durante lo svolgimento dell'Assemblea dal quale è stato estratto l'articolo pubblicato sul numero 35 del settimanale Riforma
Mentre i lavori e gli incontri di questa terza assemblea ecumenica europea stanno volgendo al termine e mentre si è ancora immersi nel succedersi degli incontri, dei discorsi, dei dibattiti, si può forse già tentare di fermarsi a riflettere e cercare di raccogliere impressioni e stimoli ricevuti, per tentare una prima panoramica.
Innanzi tutto il luogo dell'incontro: Sibiu-Hermannstadt, capitale della Transilvania rumena, splendida cittadina di circa 125.000 abitanti, con un centro storico di grande interesse di impianto cinquecentesco. Sin dal 1300 ha visto la presenza di una forte componente etnica germanofona e di una minoranza ungherese. All'epoca della Riforma diventa il centro di diffusione della fede evangelica in Romania, nelle sue due componenti luterana e riformata. Ancora oggi la chiesa evangelica luterana ha il suo luogo di culto principale in uno splendido duomo gotico del '400. E, in una successione di spazi contigui, si succedono poi la chiesa evangelica riformata, l'imponente cattedrale ortodossa (da cui a tutte le ore in questi giorni provenivano gli stupendi inni di questa tradizione cristiana), e la cattedrale cattolica. In una zona attigua, in pieno centro storico medioevale, si trova il, più recente, locale di culto della chiesa evangelica battista.
La maggioranza della popolazione è di confessione ortodossa, ma fino a prima della caduta del regime di Ceausescu il 40 % degli abitanti apparteneva alle diverse denominazioni evangeliche ed all'etnia tedesca. Ora la percentuale, ci hanno detto, è ridotta al 10 % ; gli altri sono emigrati, preferibilmente in Germania.
Ed il luogo ha indubbiamente un grande fascino, oltre ad essere uno sfondo quanto mai adatto per un incontro come la AEE3. La presenza vicina di questi grandi edifici religiosi, ciascuno con le sue proprie caratteristiche ben evidenti già dall'esterno, ci suggerisce una immagine di vicinanza e di convivenza, quasi un invito al dialogo inscritto nell'urbanistica e nell'architettura. Ma, pensando al passato non si può evitare di pensare ad un passato di conflitti. Proprio come per noi, esponenti di chiese e tradizioni confessionali diverse, che oggi cerchiamo capire come il dialogo ecumenico può proseguire e quale contributo può dare alla costruzione della nuova Europa.
Le diverse giornate erano scandite ciascuna da un tema, una declinazione del titolo generale sulla luce di Cristo che illumina tutti. La giornata si apriva con una preghiera iniziale della durata di un'ora circa seguita da una meditazione biblica e da alcune testimonianze. Il lavoro proseguiva poi con una seconda parte costituita in genere da un intervento “importante”, una tavola rotonda ed una serie di saluti. Il pomeriggio era il momento del forum: tre ogni giorni su diversi temi collegati al titolo della giornata. Seguiva un momento di preghiera nelle chiese delle diverse confessioni. Nell'intervallo di mezzogiorno e dopo cena incontri tematici su decine i argomenti, e durante tutta la durata dell'assemblea una agorà in cui movimenti, associazioni e gruppi gestivano stand e banchetti.
Una ricchezza di possibili momenti e argomenti di discussione davvero notevole. Ma un aspetto davvero indimenticabile è stata la varietà di provenienza e di organismi rappresentati da parte di chi interveniva, ed ancora di più da parte di chi portava i saluti. Un intervento molto interessante, a questo proposito, è stato quello di Miguel Barroso, presidente della Commissione Europea. E' stato un intervento tutt'altro che di circostanza, improntato ad un grande senso di laicità ed al tempo stesso di grande attenzione per il ruolo che le chiese, e, come lui stesso ha sottolineato, il dialogo ecumenico, possono avere per contribuire ad una migliore comprensione tra i popoli per mezzo della promozione del rispetto reciproco, in un quadro di valori fondamentali condivisi. Egli ha delineato il quadro di una Europa continente multietnico multireligioso e multiculturale. Ha sostenuto che gli europei hanno delle radici profonde, ereditate dai popoli e dale culture che li hanno preceduti: E citando Paul Valéry le ha espresse con Atene, Roma Gerusalemme “vale a dire la filosofia, il diritto e la religione, la triade della ragione, della legge e della morale”.
Molti sono stati saluti di esponenti politici, tra cui il presidente della Republica Romena e altri esponenti politici romeni e molti esponenti delle istituzioni politiche europee. Tanto che un'amica milanese mi ha chiesto con preoccupazione: “Ma cosa si aspettano che noi facciamo?”. La domanda, semplice nella sua enunciazione è però estremamente profonda e richiede una grande attenzione nel definire gli ambiti e i contenuti di possibili risposte: si parla innanzi tutto del movimento ecumenico, ma poi anche delle chiese in quanto tali. E qui ci si trova davanti ad una questione su cui la terza AEE non ha voluto interrogarsi, poiché volutamente si è data un profilo di tipo pratico: le chiese e l'Europa, le chiese e il mondo. Sui temi affrontati (migranti, pace, giustizia, ambiente) l'assemblea è stata impostata con un taglio pratico-pastorale. L'assemblea non si è interrogata, se non in maniera marginale sul tema della laicità. Vale a dire sull'ambito generale di rapporto con le istituzioni e le società che si propone per rendere efficace il contributo delle chiese sui temi sopra elencati.
La mattinata di apertura, quella del mercoledì, è stata quella più intensa dal punto di vista del dibattito teologico, con gli interventi del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, del Card. Walter Kasper,
del Metropolita Kiryll di Smolensk e del Vescovo della Chiesa Evangelica Tedesca Wolfgang Huber.
Non è stata solo la presa d'atto delle difficoltà che il movimento ecumenico attraversa, che, lo sappiamo sono tante. E' stato un momento vero, alto, approfondito di dibattito, in cui con attenzione e con franchezza, direi con vera parresìa cristiana, si sono confrontate posizioni diverse, ciascuna con radici profonde nella propria tradizione. In ciascuna era evidente lo sforzo per cercare di comunicare davvero con le altre tradizioni confessionali, anche quando, come nel caso del metropolita Kiryll,sembra trattarsi di un intervento che porta più ad una riaffermazione di quanto già detto, che prospettive di novità. La ricerca di nuovi terreni possibili di dialogo nonostante le difficoltà era evidente nell'intervento del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli. Egli ribadiva, nfatti, che “noi promuoviamo senza riserve e sosteniamo qualsiasi dialogo ecumenico, a pari condizioni, considerando ciò come qualcosa di assolutamente necessario, anche quando esistono rapporti difficili fra noi, poiché senza dialogo è impossibile raggiungere l'anelato fine della riconciliazione, comunità e unità fra i cristiani.”
Il Card. Kasper ha riaffermato la posizione ufficiale della Chiesa Cattolica Romana, anche se con molta finezza e con grande intelligenza. Ha ribadito che, sostanzialmente, essa ritiene per il momento esaurita la spinta propulsiva del dibattito telogico in campo ecumenic. Ed ha proposto un ecumenismo spirituale come prossimo tragurado, in cui l'approfondimento della conoscenza reciproca diventi scambio di doni e occasione reale di conversione delle chiese. In ogni caso ha ribadito come il dialogo ecumenico anche con il mondo della Riforma sia patrimonio e obiettivo irrinunciabile della sua chiesa.
Sempre di grande livello è stato l'intervento del Vescovo Huber, che, riferendosi alle recenti prese di posizione della Chiesa Cattolica Romana ha afermato che nessuna chiesa può rappresentare da sola tutto lo spettro dei colori presenti in seno all'unica luce che è Cristo, nessuna chiesa da sola può rifletterne tutta la luce. Ne segue che il rispetto per la qualità ecclesiale delle altre chiese è indispensabile: esso fonda l'unità nella diversità e apre la via ad una diversità riconciliata. Sul tema della mdernità ha poi afermato che la concezione evangelica della presenza di Dio nel mondo si caratterizza perl'idea che la luce di Dio e la sua verità non sono in opposizione al mondo moderno, ma che anzi ne costituiscono il fondamento più profondo “Il mondo moderno, caraterizzato dal pluralismo, dall'individualismo, dalla laicità ed anche dal materilismo è il mondo di Dio, che lo conduce e lo guida, che losostiene e lo consola; e la maniera in cui prende forma dipende dall'azione responsabile dei cristiani”. Sulla vexata quaestio del termine “comunità eclesiali” anziché chiese, egli ha comunque ribadito gli elementi di riconoscimento positivonella posizione cattolico-romana, tra cui il riconocimento del valore salvifico riconociuto anche all'interno delle chiese della Riforma.
E' impossibile dar conto dei contenuti non solo di tutti gli interventi, neanche di quelli più significativi; forse si potrà cercare di farlo in seguito, perché la ricchezza del dibattito è stata più grande di quanto ci i possa immaginare.
Pur nei dissensi, pur nel riconoscimento delle difficoltà, la volontà di continuare il cammino ecumenico è apparsa irreversibile, assieme alla costante preghiera allo Spirito Santo perché voglia sostenere le chiese, i cristiani e le cristiane in questo cammino.
E vorrei affermarlo usando le parole che il Card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, ha detto durante la sua meditazione sul passo evangelico della Trasfigurazione (Lc 9): “A radunarsi a Sibiu in questa nostra assemblea ecumenica è l'unica chiesa del Signore” “...l'unica vera identità di ogni cristiano che è il Cristo stesso che vive in lui (Gal 2,20). Non è etnica, né culturale, né confessionale l'identità profonda del cristiano. Essa è escatologica, perché in Cristo siamo già e non ancora figli di Dio(I Gv 3,2)”
E i volti dei partecipanti, gli abbracci, gli scambi intensi, i dialoghi serrati, la fraternità condivisa nella preghiera, nell'ascolto e nel canto, sono stati davvero momenti di luce, che chi ha partecipato difficilmente potrà dimenticare.
Ma la domanda è: sono stati raggiuntigli obiettivi che ci si proponeva?
Un intervento diceva: se dopo duemila anni non siamo ancora riusciti a mettere in pratica il comndamento dell'amore, è forse questa una buon ragione per buttarlo? E pensiamo che l'ecumenismo ha iniziato il suo cammino poco più di 100 anni fa.
Credo che non sia tanto importante interrogarsi sugli obiettivi dell'incontro di Sibiu, non solo perché ne abbiamo già letto ed ascoltato molto, ma anche perché, a differenza delle due precedenti assemblee ecumeniche europee, questa è essenzialmente il punto di arrivo di un “pellegrinaggio” durato due anni, con due tappe significative a Roma e a Wittenberg, ma anche con tanti momenti locali di iniziativa e di accompagnamento (voglio solo ricordare in Italia, anche per la particolare attenzione che si è voluta porre alla presenza attiva dei giovani, l'iniziativa di giovani delle diverse confessioni cristiane “Osare la Pace per Fede 2” che si è tenuta Milano nell'aprile di quest'anno).Ne parleremo ancora, come parleremo ancora di molto altro.
Credo invece sia importante interrogarsi sulle prospettive che Sibiu apre. Anche perché in caso contrario ciascuno finirebbe con l'interrogarsi sulle sue aspettative. Invece una delle cose belle di questo grande incontro di circa 2500 delegati di tutta Europa, più qualche altro centinaio di invitati e di partecipanti a vario titolo, è stato il fatto che, non c'era assolutamente una uniformità di aspettative, al contrario. Questo può non piacere a chi identifica il dialogo con la sua prospettiva di dialogo, a chi si aspetta che un momento come questo debba parlare di questo o di quell'argomento, con la prospettiva che piace a me. Credo sia invece un grande momento di arricchimento e una grande occasione incontrare e confrontarsi con persone che hanno aspettative e posizioni assolutamente lontane. Durante un forum un partecipante diceva: “non possiamo cercare gli interlocutori che ci piacciono, il dialogo per essere tale non può porre delle discriminazioni iniziali”. E' una verità semplice ma di cui spesso ci si dimentica: il primo punto della metodologia ecumenica
è molto semplice: “accettare l'altro per quello che è, per come lui stesso si comprende”. E non sempre si è riusciti a farlo. Come è successo a chi scrive, e non solo a lui, quando sono entrato in un'aula dove doveva tenersi un momento di dibattito (uno dei pochi che ci sono stati), sul tema dell'Europa e le le religioni. Ebbene il moderatore designato dell'incontro era un distinto prete cattolico il cui cartellino(ciascuno ne aveva uno identificativo sul petto) recitava: Prelatura dell'Opus Dei. Confesso il momento di sorpresa. Poi mi sono detto: bene vuol dire che questo cammino è aperto a orizzonti più ampi di quello che credevo. Sarà interessante vedere se e quali viluppi potrà avere.
Quali prospettive dunque?
In questo momento i documenti finali devono ancora essere resi noti, ma, oltre agli interventi ed alle tavole rotonde ci sono stati incontri, hearings, riunioni spontanee dei partecipanti, che lasciano capire con certezza che coloro che sono stati a Sibiu ne hanno ricevuto nuova forza e convinzione per proseguire, per chiedere che gli organsimi eumenici europei si impegnino per andare avanti sulla strada della atuazione della Charta Oecumenica.Sono emerse tante proposte, ma su tutte quella di impegnare gli organismi promotori ad impegnarsi sin da ora a lavorare per una quarta assemblea ecumenica europea.
Per questi pochi giorni,per un attimo, questa comunità radunata da tutti i Paesi d'Europa, da tutte le confessioni cristiane in essa presenti, è stata davvero chiesa del Signore, unica chiesa dell'unico Signore, senza che nessuno dovesse rinunciare alle proprie convinzioni, alle proprie tradizioni, alle proprie liturgie, persino alla propria lingua (anche se tutti comunicavno con la lingua del vicino).
Certo non ha potuto condividere il pane e il vino della Cena, e ne ha sofferto, ma ha condiviso nella fraternità anche questa sofferenza. Ma soprattutto ha condiviso la Parola del Signore, l'azione del suo Spirito, la speranza che esso h suscitato.
Sia pure per un attimo, ma queste donne e questi uomini,così diversi (per esempio anche nei vestiti dei ministri di culto, delle persone consacrate), con percorsi e provenienze così apparentemente lontani, con una bella presenza giovanile vivace ed attiva, hanno davvero sentito e compreso, nei loro cuori e nelle loro vite che la luce di Cristo illumina tutti.
alle 12:52 0 commenti
alcune foto dell'evento
Di rientro, mentre ci accingiamo a ritornare ai "ritmi casalinghi" cominciamo a scaricare fotografie di alcuni momenti dell'Assemblea. Altre "gallerie" di immagini sono disponibili su vari siti come ad esemprio quello ufficiale dell'Assemblea quello di Radio Voce della Speranza che ci ha seguiti "in diretta" per tutta la durata dell'Assemblea.
- il forum sulla testimonianza
- un momento del culto di chiusura
- gruppo di lavoro
- il culto di chiuura
- il gruppo si ritrova per la partenza
alle 09:04 8 commenti
Impressioni sull'Assemblea
Oggi per me è il primo giorno di ripresa delle attività dopo la bella ma anche faticosa esperienza a Sibiu. Faticoso è stato in modo particolare il viaggio di ritorno di domenica che per alcuni di noi è continuato anche il lunedì!
Comincio subito col dire che condivido il senso di amarezza che ci ha accompagnati nel ritorno: già prima della partenza e poi sull’autobus che ci portava all’aeroporto di Targu Mures i commenti sul documento finale erano l’argomento principale che ci vedeva tutti appassionati. Sul nostro autobus c’era quasi tutta (credo) la delegazione dei protestanti italiani e quindi era più facile scambiarci le nostre opinioni, opinioni che erano sostenute anche da fratelli cattolici più sensibili all’interno del movimento ecumenico. E così mentre si discuteva c’era chi preparava una dichiarazione per spedirla in tempo prima dell’uscita del nostro settimanale RIFORMA. Questo fermento è durato ancora nel corso della lunga cena prima della partenza e poi, complici la digestione e la stanchezza, sull’aereo ci siamo arresi…..
Comunque, a parte questo spiacevole episodio, porto con me il ricordo di un’esperienza nuova che ho cercato di vivere intensamente nei diversi momenti organizzati (tanti, interessanti ma con poche possibilità di interagire) ma anche nei ritagli di tempo, nelle pause per i pasti e prima di andare a dormire. Sono proprio stati questi momenti non ufficiali che mi hanno permesso di vivere profondamente l’ecumene con altri delegati, sorelle e fratelli cattolici (Germania, Francia, Svezia) e protestanti (Portogallo, Irlanda del Nord, Germania, Austria). Difficile invece è stato entrare in contatto con la parte ortodossa e con la gente del posto e questo mi è stato testimoniato anche da altre persone. L’unico vero contatto che mi ha permesso anche di conoscere meglio la realtà locale è stato con il gestore (luterano di origine tedesca) della simpatica pensione dove alloggiavo che, la sera dopo le 11, ci intratteneva con una birra o una bottiglia di vino raccontandoci un po’ di storia di Sibiu e la sua esperienza di giovane romeno impegnato nel Consiglio cittadino.
Ritorno nella mia chiesa con almeno due propositi:
- il desiderio di continuare a fare parte di questo movimento ecumenico che vuole impegnarsi concretamente nella costruzione dell’unità dei cristiani a dispetto dei giochi politici attuati dalle istituzioni;
- l’impegno a sensibilizzare maggiormente le nostre comunità sui temi che l’assemblea ha affrontato.
alle 08:55 0 commenti
lunedì 10 settembre 2007
Rientro
siamo rientrati,
ancora una volta tutti insieme. Il viaggio di ritorno è stato faticoso (siamo atterrati all'una e mezza questa notte...) e un senso di amarezza è rimasto.
Già avevamo avuto la sensazione di aver partecipato ad una conferenza articolata con qualche "guizzo" di assemblea, ma la modalità di adozione del documento finale ci ha lasciati a dir poco perplessi. Ci ha colpito molto come la discussione interna alle chiese protestanti sui famosi articoli della Costituzione europea nei quali si ragionava di radici cristiane europee e dei fondamenti morali si sia affievolita in pochi anni. E' indubbio che l'organizzazione di questa assemblea sia stata delicata, i molti temi assenti dal programma ufficiale ne sono stato uno dei segni. Mettere insieme visioni e tradizioni diverse non è facile, ma sappiamo che la comprensione, il rispetto e la franchezza sono elementi importanti per la costruzione di un percorso comune. Una delle conseguenze di quanto successo è stato l'aver creato lo spazio, o forse essersene riappropriati, per il confronto e il lavoro con le varie altre delegazioni. Ecco così che le sollecitazioni arrivate, le idee comunicate, la progettualità comune riprendono un po' di vigore, rimettono in circolazione le idee e la volontà di essere presenti nella consapevolezza che le sfide del dialogo ecumenico non sono esaurite e nell'umiltà del riconoscerci come parte di un percorso che non è solo il nostro.
Questa partecipazione è stata possibile e valorizzata durante i lavori dell'assemblea grazie ai cosiddetti "hearings": luoghi di incontro, dibattito e scambio tra delegati per i delegati dell'assemblea, organizzati dai delegati dell'assemblea: i temi erano i più vari dall'immigrazione alla disabilità, dal dialogo interreligioso, alla relazione tra Chiese ed Unione Europea, dalla ricerca di uno sviluppo economico eco-sostenibile alla conoscenza della relatà rumena. Sono stati comunicati contenuti, esperienze, progetti, e contributi alla discussione generale sui temi dell'assemblea che non hanno trovato spazio in plenarie di vaste proporzioni. i colori, le voci, le immagini proposte hanno permesso la creazione e il rafforzamento di legami personali e il senso di partecipazione ad un percorso ecumenico corale. Forse quello è stato il luogo che più ha risposto alle aspettative di molti che, paragonando l'esperieza di Graz (la seconda assemblea ecumenica che ha saputo più di ogni altra valorizzare il movimento ecumenico "dal basso") hanno trovato questa assmeblea troppo "istituzionalizzata".
Nei prossimi giorni ci ritroveremo ancora per fare valutazioni, diffondere quanto emerso da Sibiu, ma lo faremo in maniera coordinata proponendo iniziative esportabili e usufruibili da gruppi e non solo da singoli (come la lettura di questo blog).
alle 13:54 0 commenti
domenica 9 settembre 2007
testo finale
Ieri è stata una giornata difficile e una specie di sfida alla democrazia. In mattinata è stata discussa la seconda bozza in assemblea, con l'impegno a portare il testo finale in assemblea il pomeriggio. Ma il pomeriggio è iniziato solo alle diciassette. Nel frattempo, mentre pochi lavoravano al testo finale, noi partecipanti incontravamo le persone e lo Youth café era pieno zeppo di gruppetti.
Sono arrivati anche gli amici delle chiese di Milano con cui abbiamo potuto condividere alcuni momenti intensi. Di colpo, un piccolo pezzo del mondo protestante italiano sembrava presente nella grande tenda.
Il pomeriggio è iniziato con molti discorsi di ringraziamento, con alcune animazioni scherzose degli stewards. Si è trovato il tempo per tutto salvo che per far ancora parlare l'assemblea. Il testo finale ci è stato disribuito e letto in inglese, ma non è più stato possibile intervenire su di esso.
Con gioia abbiamo constatato che porta alcuni punti importanti sull'impegno delle chiese per l'ambiente, sul ripudio della guerra. Con amarezza abbiamo registrato una variazione non scritta dell'ultim'ora sulla protezione della vita “dal concepimento alla morte naturale”. Mentre nel testo inglese questa frase non era presente, già circolava nella traduzione francese disribuita la sera.
Questo fatto, come altre frasi sulla politica e la presenza pubblica delle chiese, o sui valori che discendono direttamente dalla Parola di Dio, mi hanno dato l'impressione di una battaglia per l'affermazione delle proprie posizioni, e non di un ascolto umile capace di fare dei passi indietro quando non si trova una posizione di accordo che non schiacci l'altro.
Per fortuna la sensazione di essere in un grande movimento in cui contano l'impegno per la pace e la condivisione del percorso ci ha risollevati. E anche il ponte telefonico con la comunità raccolta alla chiesa della Trasfigurazione di Roma ci ha dato il senso di un ambito ben più vasto di questi piccoli giochi di potere.
Le luci e le danze leggere della celebrazione notturna ci accompagnano. Speriamo ancora di stare in un cammino di conversione a Cristo e di poter consegnare un'Europa capace di dialogo alle giovani generazioni.
alle 09:26 1 commenti
contribution to the evaluation plenary
Dear brothers and sisters, good evening and Pece to all.
On behalf of the immigrant delegates from Italy, I would like to extend our gratitude to KEK for giving us the opportunity to participate in this assembly.
Being a new membr of the Chrstian Councl in Milna, Italy, i wa so excited and full of enthusiasm about what we can learn and experience in this assembly.
From an immigrant point of view, I am delighted and happy to hear the messages and concerns for migrants and Disabled. There are “pros and Cons” coming out from the different Sessions, Forums, and Hearings. Maybe it is better that we put aside our divesities and egoism and let the light of Christ shine before us so tha or Non – Christian brothers and sisters may see celarly that what we wish to achieve are peace, Justice and Unity for all the citizens of the world.
As one, I would like to invete every immigrant in Europe to fully pen our hearts and minds, to follow the light of Christ, the light of Love, Hope, peace and Understanding iin order to motivate and encourage our dear brothers and sisters who are working hard together with us. We should ask ourselves “NOT what the church can do for us but what can we do for the church”, for the love of our Lord and Saviour Jesus Christ.
I will be going back to Italy with more joy, more than the joy i had on our departure in one flight: catholics, Orthodox and Protestants and I truly hope that with our purpose, love and sincerity we can be a good example of Christian Unity.
alle 09:25 4 commenti
gioie e amarezze
Ieri è stata fnalmente una giornata di sole. Abbiamo cantato gioiosamente e abiamo sentito testimonianza stimolanti e e coinvolgenti. Per era una particolare gioia vedere i miganti attivamente partecipi con cntributi seri, ricchi e sereni che ci hanno proposto di cantare insieme “Mashiti”.
Oggi fa freddo e piove di nuovo. CI è stato letto il messaggio finale che contiene parti importanti per il riconoscimento del ruol dei migranti nella societ e nelle nostre chiese, ma è anche arrivata una doccia gelica di un paragrafo che annienta il nostro ipegno per la laicità quando si parla di “valori morali immutabili che derivano direttamente dal Vangelo” e che dovremmo promuovere nella vita privata e in quella pubblica.
Nel paragrafo “La luce di Cristo illumina l'Europa” si parla inoltre addirittura della protezione della vita dal concepimento alla morte naturale ... con un'aggiunta fatta all'ultimo momento rispetto al testo distribuito.
alle 09:24 1 commenti
sabato 8 settembre 2007
per gli amici di Agape
abbiamo trovato Sylvia Dieter che ha tenuto un hearing molto seguito sulla Carta Costituzionale Europea e saluta tutti con molto affetto
alle 15:34 0 commenti
clergy women
Parlare del Mediterraneo significa oggi parlare di un cimitero nascosto, senza commemorazioni e senza memorie. Negli ultimi 10 anni 9500 persone vi sono morte nel tentativo di attraversarlo spinti da una speranza vitale, ma quel luogo resta per noi muto. Così padre Gnesotto, di Migrantes, ha introdotto la serata sui boat people organizzata insieme alla FCEI e al CCME. Sono stati evocati i deserti in cui si muore per la sete e lo sfinimento e il carrello dell'aereo in cui i due ragazzi provenienti dalla Guinea si erano nascosti per fuggire in Europa, perdendo così la loro vita. Troppi sono i confini, visibili e invisibili, che l'Europa frappone contro donne, uomini e bambini che cercano la loro vita su questo continente.
Mi ha colpita l'affermazione decisa della segretaria del CCME Doris Peshcke: "noi non vogliamo bloccare i flussi migratori: l'Europa ha bisogno dei e delle migranti". E per contrasto, l'esperienza toccante di un migrante che, per impedire ai suoi cari di soffrire quel che ha sofferto lui, ha messo in piedi da solo una sorta di rete di microcredito che ha permesso a una ventina di persone di trovare lavoro nel proprio paese.
Quesa mattina ci siamo trovati, noi tutti protestanti, nella cattedrale luterana per un culto comune. Molto emozionante il momento della S. Cena. Abbiamo gustato la bellezza di un accordo che finora, io almeno, conoscevo solo sulla carta: la comunione di Porvoo. E' un accordo che riconosce la possibilità di celebrare insieme l'eucarestia, fra luterani e anglicani, e vi abbiamo partecipato con intensità anche noi valdesi, metodisti, battisti... ospiti tutti e tutte alla mensa di Cristo.
Ora stiamo lavorando perchè il documento finale incorpori anche dei temi fondamentali per noi come: fare pressione perchè la carta Costituzionale europea affermi il ripudio della guerra, o ottenere per l'attenzione al creato un forte invito perchè le chiese "agiscano" oltre a celebrare liturgie (benchè la preghiera sia anche già un'azione...).
Ieri sera ho partecipato, come pastora, a un incontro delle "ministre": c'era una delle tre vescove luterane di Norvegia, e la vescova Kaessmann dell'EKD, una giovane pastora rumena con la sua bimba, Paula, e molte anglicane, riformate e metodiste. Altre due chiese battiste europee, oltre a quella italiana, hanno una presidente donna. Insomma le chiese sono oggi abitate dalle donne, ma in che modo questa presenza rende più inclusiva e accogliente la predicazione?
alle 14:04 0 commenti
migrazioni
La giornata di ieri (venerdì) è stata quella del "la luce di Cristo illumina il mondo"; sono stati peciò affrontati i temi della Creazione, della Giustizia e della pace. La solita mancanza di tempo non ha permesso anche oggi una più ampia partecipazione dei delegati, ma non sono mancati interventi di grande spessore. Dall'intervento del prof. Andrea Riccardi della comunità di S. Egidio mi è rimasto impresso il forte richiamo all'Europa perchè sia portatrice di pace. Per due volte, l'Europa è stata all'origine di guerre che hanno finito per coinvolgere tutto il mondo. Adesso che l'Europa vive in pace, è suo dovere rendere tale pace contagiosa in tutto il mondo. Adesso che l'Europa vive in pace, è suo dovere rendere tale pace contagiosa in tutto il mondo come ha fatto con le duie guerre mondiali. La storiella raccontata dalla D.ssa Ingrid Naess Holm dell'organizzazione "changemakers" di Novegia porta a riflettere: in un villaggio, qualcuno aveva piazzato un filo invisibile in mezzo alla strada così che tutti quelli che pensavano, inciampando, cadevano e si facevano male. Quale soluzione al problmea si sono costruiti ospeali pe curare coloro che stanno male.... quante volte si sprecano grandi risorse finanziarie e umana e rimedi improbabili quando, la soluzione più semplice e più logica è tagliare il filo invisibile che è la causa del problema. Ma forse l'Europa non è prnta a ciò: troppi interessi in ballo.
Ho partecipato all'hearing serale sui "boat people" proposto dalla FCEI è stata la degna conclusione della giornata. I migranti della delegazioni, hanno potuto finalmente esprimere con testimonianze personali e contributi al dibattito, il loro punto di vista sul problemadell'immigrazione. Bisogna dare atto alla FCEi e in particolare al servizio rifugiati e migranti per l'iniziativa, unica nel suo genere che ha dato voce a quelli che di solito non ne hanno.
alle 13:48 0 commenti
la mia esperienza a Sibiu
Sono molto contento di essere a Sibiu, soprattutto per poter godere di queta contaminazione della spiritualità cristiana. Ho partecipato al gruppo di lavoro sull'immigrazione che mi ha suscitato una riflessione su alcuni punti che vi riporto e sintetizzo
- la luce di Crsito brilla in Europa, ma come può l'Europa fare brillare la luce nelle tenenbre?
- da più parti si consiglia di guardare anche molto lontato dall'Europa dove c'è la sofferenza. IN questi Paesi dove molti ancora muoiono di fame, dove non esistono le medicine per curare e guarire malattie, dove non c'è l'acqua per dissetare, bisogna tenere presente che molti immigrati provengono da questi Paesi
- come si può condividere la luce di Cristo in noi? Diversi relatori hanno sottolineato il bisogno dell'accoglienza degli stranieri come Abramo accolse gli angeli.
- si parla anche senza riserva dell'importanza di "essere chiesa insieme" con i fratelli e le sorelle immigrati
alle 12:49 0 commenti
La tenda di sibiu e la tenda di Harat e la rosa dei venti
venerdì 7 settembre 2007 a Sibiu. Un altro momento toccante, un altro segnale della luce di Cristo dentro il tendone cristiano che ci conduce lontano. Prima una commovente testimonianza raccontata dal rev. Fr. Mensap Parsamyan che è venuto a Sibiu dalla caucasica Armenia. Il rev. racconta commosso come lui all'età di 12 anni, durante una gita scolastica in un monastero di montagna viene miracolosamente abbagliato all'alba dalla luce di Cristo proveniente dal biblico monte Ararat. Un evento che diventa una cesura nella sua vita. Decide infatti da quella mattina di dedicare la propria vita al Signore. Oggi ci parla un sacerdote cristiano.
Poi il viaggio simbolico della mattinata continua.
Segue l'intervento dei giovani presenti all'assemblea: giovani impegnati con una suggestiva performance in tante lingue, con tante voci e con i colori della pace. Giovani che,coinvolgendo tutta la "tenda - arca" che abbracciava tutti i presenti con una suggestiva scenografia, hanno portato in tutte le direzioni della rosa dei venti , il loro convinto messaggio "noi siamo figli della luce e dobbiamo lasciare un segno e contribuire a trasformare il mondo in meglio".
alle 12:39 0 commenti
forum sulla migrazione
Le chiese protestanti italiane nella situazione di una minoranza viene chiamata ad accogliere un'altra minornza che è quella dei migranti provenienti in maggioranza dai Paesi africani, dall'America Latina, dall'est europeo, di confessione protestante. Un èasso faticoso, ma che si rivela nello stesso tempo una possibilità di sopravvivenza e di ripensamento della propria vocazione. Nasce così il programma "Essere Chiesa Insieme". Nel forum di ieri abbiamo potuto sentire in questo concetto in diverse lingue: "being churce together", "Etre eglise ensemble". Un concetto importato prorpio da questa esperienza bella, ma è comunque una sfida per le nostre chiesee dove forse possiamo aprire la strada per altre chiese europee.
alle 12:32 143 commenti
venerdì 7 settembre 2007
si parla di Europa
Giornata dedicata all'Europa, con una presenza significativa di politici, dal Presidente della Commissione Europea, Manuel Barroso, al Presidente della Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, René van der Linden. Il primo ha parlato di un'Europa in cui si diffonda la libertà di religione come la libertà di non avere religione. Ha identificato i valori dela cultura umanista e della democrazia come fondamenti per un'Europa che diventi una comunità di valori nella molteplicità delle culture. Insomma ha parlato un linguaggio molto comprensibile per un'assemblea di chiese, citando anche l'accoglienza che Abramo offre ai tre stranieri alle querce di Mamre.
Van der Linden è stato più forte nel denunciare la situazione ancora drammatica di sfruttamento in Europa, o la povertà, il traffico di esseri umani, il razzismo e l'antisemitismo. Citando Goethe, ha invitato l'assemblea a “fare dei sogni grandi, che possano emozionare e muovere i cuori”.
Ma uno dei momenti più alti della mattina è stata la meditazione del cardinale cattolico di Milano Dionigi Tettamanzi, sul testo della trasfigurazione (Luca 9: 28-36). Cito:
“il viaggio di chi cerca l'unità è un esodo da se stessi... Non è etnica, né culturale, né confessionale, l'identità profonda del cristiano. Essa è escatologica, perchè in Cristo siamo già e non ancora figli di Dio”. In questa dimensione di attesa, l'assemblea che stiamo vivendo può diventare “per un tempo fugace” espressione della luce di Cristo, questa chiesa trasfiguata che stiamo vivendo.
Ma certo l'oscurità in cui brancoliamo poi costantemente si rivela nei momenti in cui non riusciamo a comunicare, o in cui cerchiamo di rivendicare alla nostra chiesa la priorità su alcune azioni sociali, o quando non riusciamo a guardarci accettandoci per quello che ognuno di noi vuole e può essere nella luce di Cristo.
Nel primo pomeriggio un incontro molto affollato delle diverse componenti della delegazione italiana ha mostrato un desiderio di confronto molto alto. Sarà anche perchè l'Assemblea prevede dei tempi di discussione molto molto ristretti, ma avremmo voluto stare ben più che cinquanta minuti a discutere fra noi. Abbiamo individuato alcuni temi prioritari da proporre per il documento finale: il tema del creato, la denuncia di ogni forma di rimilitarizzazione o difesa delle risorse energetiche con la violenza, la defnizione del possesso e dell'uso dell'arma nucleare come peccato, la necessità di avere maggiore spazio per il rapporto fra cristianesimo ed ebraismo, la sfida delle migrazioni. Forse domani questi temi verranno rivisti e sicuramente ridiscuteremo in che modo vogliamo proporre priorità per il documento finale dell'Assemblea, ma intanto stiamo lavorando intensamente in dimensione ecumenica ed internazionale.
Il vescovo anglicano di Londra, Richard Chartres, ci ha regalato un'altra immaginedella luce: vista dallo spazio la Terra appare illuminata in alcune sue parti, che sono anche le parti ricche della terra, mentre le parti più povere sono oscure. Ma la luce di Cristo si manifesta come mistero, che attraversa le parti oscure e quelle coperte di luci elettriche.
Dopo un pomeriggio in cui, nel forum sulle religioni, abbiamo ascoltato voci islamiche (una donna), e ebraiche, raccontare esperienze di dialogo e collaborazione in diversi paesi europei, la sera per me è stata segnata dall'incontro sul traffico di esseri umani: “create ad immagine di Dio, vendute come schiave”. La necessità di una rete europea e la ricchezza di buone pratiche che le chiese mettono in atto può trovare espressione nell'esperienza rumena, dove è nato da nemmeno un anno un network di prevenzione, asilo, appoggio e reinserimento. Con una particolare attenzione alla formazione dei preti ortodossi perchè sappiano identificare i “mercanti” che vengono a portare i e le giovani perchè siano benedette prima di intraprendere il viaggio che le e li porterà sulle strade dell'Occidente. Piuttosto impressivo l'immagine su cui è impostata la campagna d'informazione: una giovane donna che si nasconde dietro una mano su cui ha tracciato una parola: “aiuto”.
alle 10:42 0 commenti
giovedì 6 settembre 2007
aspettative e impressioni
la mia aspettativaè che alla fine di questa assemblea i delegati e i prtecipanti delle varie chiese mettano poi in pratica i risultati di questo incontro. Se la luce di cristo illumin tutti dobbiamo essere uniti in Cristo e cominciare ad essere una chiesa insieme, superare le divisioni che riguardano maggiornaza e minoranza o europei e immigrati. Tutti devono potersi sentire uguali sotto la luce di Cristo.
Nella giornata di lavoro ho partecipato al gruppo sulla spiritualità con le varie chiese presenti si è sottolineto l'importanza della preghiera riconoscendo solo cristo come il mediatore. la preghiera è l'unico modo di avvicinare Dio e ttraverso qusto pssiamo essere uniti nella spiritualità. la preghiera porta la fede e l'amore senza limiti, la preghiera ci porta speranza sia per il presente che per il futuro.
alle 18:45 0 commenti
la macchina è partita
La macchina è partita, ma non sembra che le marce funzionano beme. Ci siamo ci sono state le varie presentazionie una infinità di messaggi, ma la condivisione lascia a desiderare. Comunque siamo all'inizio, un po' di pazienza non fa male. Allora per oggi ci accontentiamo dei primi segnali. Nell'apertura era chiaro che si vuole continuarela strada imboccata a basilea e graz, reso esplicio con il dono da parte di “Graz” della lampaa (fatta a forma del logo dell'assemblea di Graz,) che brilla dalla scorsa assemblea e ci auguriamo contiui a splendere a lungo.E' chiaro che adesso il clima ecumenico è diverso, però... Anche il messaggio del cardinale Kasper conteneva delle aperture, magari più per i cattolici romani “ecumenici” che per i partner ecumenici, però... Il vescovo Hubert, presidente della EKD, ha colto l'occasione per porre la condivisione della Santa Cena. Molti passi ecumenici sono fatti nel passato, questo ancora no. Ma davvero i tempi sono maturi? Vedremo. Naturalmente non possono non accennare alla visibilità delle donne.
Erano ben visibili, anche troppo, perchè ben distribuiti dai vari leader. Sul podio della plenaria a un lato le due moderatrici della giornata, dall'altro lato – tavolo diverso – i vari responsabili delle varie famiglie cristiane. Più amblematico di così!
Non è oro tutto ciò che splende. Non abbiamo né oro né argento, ma aremo capaci di dare ciò che abbiamo? Spremo riflettere la lue di Cristo?
Oggi era una giornata molto piovosa, ma mica piove sempre, quindi non perdiamo il coraggio edomani magari riusciamo a ingranare qualche marcia in più
alle 11:00 0 commenti
impressions and concerns
I am impressed with the sharing of diverse opinions, views and experiences in both the plenary small group discussions and private conversations on the issues being addressed at the Assembly here in Sibiu. However, my major concern has been with the place and voice of the youth, who constitute the tomorrow of the church, which I almost cannotsee or hear as sufficiently counted for in this Assembly's agenda.
alle 10:59 1 commenti
si è concluso il primo giorno
Si è concluso il primo giorno di questa assemblea, siamo entrati subio nel vivo della discussione.
Già dai primi interventi della plenaria abbiamo ascoltati inerventi diretti, chiari, concisi che hanno espresso con franchezza e fraternità le varie aspettative, nei confronti di questa Assemblea che vuole essere una ulteriore tappa verso il processo di unità della chiesa. Ci dicono che gli interventi, sono già disponibili sul sito dell'assemblea.
A margine si svolgono moltissimi incontri, con persone già conosciute per programmare attività comuni e confrontarsi sui temi del giorno, ma è anche facile fare nuove conoscenze. Gli stimoli per proseguire sono molti. La città pullula di persone riconoscibili dalla borsa con il logo della capitale europea della cultura che ci ospita in questi giorni. Gli spazi utilizzati per l'assemblea sono molti e sparsi per il centro storico, se non avesse piovuto tutto il giorno... avremmo potuto partecipare anche al programma culturale parallelo all'assemblea ecumenica. Speriamo nei prossimi giorni.
Poter essere presenti con una delegazione composita permette di avere una visione più ampia di quanto accade, e di poterci aggiornare e confrontare sui piccoli passi che vengono percorsi in quello che è chiamato “la fase finale del pellegrinaggio per Sibiu”.
alle 10:59 0 commenti
il primo giorno di Assemblea
“Dobbiamo darci un nuovo inizio e confessare che nessuna chiesa da sola comprende e riflette tutta la gamma di colori della luce di Cristo... dobbiamo smettere di litigare se siamo o non siamo chiesa e rispondere alla domanda: “in che modo le chiese trasmettono il messaggio della salvezza?”. Così il vescovo Huber, Presidente della Chiesa Evangelica in Germania, ha affrontato di petto il tema che è emerso anche nell'intervento del Cardinale Kasper. Ovvero i rapporti ufficiali fra le chiese, su cui ha pesato, per esempio, il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede.
L'ecumenismo è una via composta anche di valutazioni estremamente contrastanti, che pure esprimono visioni del mondo e spiritualità che si rifanno allo stesso Signore. Così capita che il Metropolita del Patriarcato di Mosca, Kiril di Smolensk, denunci la deriva morale e il relativismo nella società europea, mentre ancora il vescovo Huber afferma con forza che non è proprio vero che l'Europa sia secolarizzata.
Nella sessione pomeridiana sul tema delle diverse visioni di unità della chiesa, molto spazio è stato dato alle esperienze già in atto:
- Leuenberg, una comunione di chiese in cui son coinvolte le chiese luterane e riformate, di cui anche la chiesa valdese fa parte;
- Porvoo, una rete di dialogo e riconoscimento reciproco dell'eucarestia fra chiese luterane del Nord Europa (ma c'è anche, per esempio, la Chiesa Lusitana e altre) e chiese anglicane e episcopaliane;
il Consenso sulla Giustificazione, che è stato definito un “dialogo vincolante” ma anche un processo ancora lontano dall'essere conosciuto e praticato dalle chiese. A questo proposito ci è piaciuta la proposta di trarre dal Consenso una nuova “ermeneutica della fiducia” che trasformi le relazioni fra le chiese.
Il riconoscimento del battesimo fra undici chiese della Germania, a 25 anni dal documento BEM, con tutta la problematica delle chiese battiste e pentecostali che praticano il battesimo degli adulti.
E' stata molto accesa la discussione nel gruppo italiano, dove sono emerse così tante esperienze e proposte che basterebbero a fare un convegno a sé. Tra le altre proposte caldeggiate, quella di invitare a creare dei consigli di chiese in tutte le realà locali, e quella di approfondire teologicamente nel contesto del dialogo il significato dei termini “chiesa” e “sacramento” in ogni tradizione confessionale. Questa definizione dei linguaggi ci aiuterebbe a uscire da quella tipica impasse per la quale si parla dell'altro o lo si giudica senza conoscerlo veramente.
Molto caldo e colorato, come sempre avviene in questo tipo di assemblee, il luogo di incontro delle donne, il Café Ruth, dove oggi c'era una presentazione del Forum europeo delle donne con una accesa discussione fra donne rumene, orodosse, cattoliche e evangeliche. Da queste parti il Forum è impegnato in prima fila per contrastare la tratta delle giovani che vengono portate con l'inganno o il miraggio sulle strade della prostituzione anche in Italia.
alle 10:02 1 commenti
our trip to sibiu
We were welcomed by card. Tettamanzi. The bus took us first to the restaurantfor lunch, then almost 3 hours trip to Sibiu
alle 09:42 0 commenti
mercoledì 5 settembre 2007
Siamo arrivati a Sibiu
Ci siamo trovati di buon mattino all'areoporto di Roma Fiumicino, guardando, scrutando e cercando volti conosciuti e volti da conoscere.
Sull'aereo siamo stati immediatamente mescolati scoprendo così che alcuni partecipanti provengono dal mondo ortodosso. Abbiamo avuto modo di presentare le delegazioni, darci gli appuntamenti durante l'assemblea per impostare il lavoro comune sia all'assemblea che al rientro. Arrivati a Tirgu Mures saliamo sugli autobus diretti a Sibiu, il viaggio dura quasi 3 ore durante i quali abbiamo modo di approfondire la conoscenza tra noi. Ci sono con noi una troupe televisiva e un inviato della radio che raccolgono impressioni, aspettative. Ancora stiamo sulle generali: molte speranze di un incontro che dia una svolta all'ecumenismo, molti che si definiscono “curiosi” o “osservatori”, poche azioni concrete.
Partecipiamo alla cerimonia di apertura, istituzionale, ma scandita da momenti liturgici e accompagnata da canti corali in una piazza gremita di residenti, passanti, delegati e delegate, steward. La temperatura si abbassa, la piazza si scalda in un gesto di pace e di preghiera comune. Nella difficoltà di capire dove dormiremo questa notte, la gentilezza dei volontari e delle volontarie ci aiuta, e l'incontro con tante amiche e amici di chiese europee ci fa sentire a casa. Alcune persone ci porgono una sciarpa arcobaleno, che richiama il dialogo di Leuenberg: colori di pace in una Europa dell'est in cui gli accenti politici dei saluti ufficiali parlano ancora di divisione sociale.
alle 14:03 1 commenti
sabato 1 settembre 2007
un gruppo ecumenico di Milano a Sibiu
Di seguito pubblichiamo la presentazione del viaggio di un gruppo ecumenico milanese che ci raggiungerà a Sibiu.
alle 15:13 1 commenti
venerdì 31 agosto 2007
dal Sinodo Valdese
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste ha votato un ordine del giorno specifico sull'assemblea che riportiamo di seguito.
Il Sinodo,
- nell'imminenza della III Assemblea Ecumenica Europea (AEE3) che si terrà a Sibiu con il tema “La luce di Cristo illumina tutti” (4-9 settembre)
- sottolinea l'importanza di un momento di incontro in cui le chiese europee possano affrontare insieme le paure e le tensioni che percorrono la società, per proporre parole e gesti di speranza che nascono dalla luce di Cristo,
- invoca la benedizione del Signore sulle sorelle e sui fratelli delle Chiese cristiane europee che si incontreranno e faticheranno nella tensione ecumenica,
- ringrazia la FCEI per aver organizzato una delegazione di evangelici migranti che porterà a Sibiu le istanze che nascono dalla nostra esperienza di Essere Chiesa insieme,
- invita le Chiese valdesi e metodiste a raccogliere l'invito del SAE per una veglia ecumenica di preghiera la sera dell'8 settembre, e a diffondere l'informazione sull'assemblea attraverso tutti i canali che verranno attivati nei giorni di Sibiu,
- invita altresì le chiese a raccogliere i risultati che verranno dall'AEE3 per farli fruttare nella situazione italiana.
Possa l'azione dello Spirito Santo illuminare le riflessioni condotte a Sibiu, perchè contribuiscano alla comune testimonianza dell'Evangelo del Signore Gesù Cristo in Europa e in ogni parte del mondo.
alle 09:00 3 commenti
venerdì 24 agosto 2007
Verso Sibiu: l’ecumenismo cerca luce nuova
Una serie di “temi scottanti” attendono il movimento ecumenico alla Terza Assemblea ecumenica europea (Aee3) chi si svolgerà a Sibiu (Romania) dal 4 al 9 settembre 2007. Prima di parlarne, però, vorrei fare una premessa. Diversamente dalle due Assemblee precedenti, a Basilea (1989) e a Graz (1997), l’Aee3 non consiste in un unico evento, ma in un processo assembleare nell’arco di due anni, una sorta di “pellegrinaggio” europeo in quattro tappe, da Roma a Sibiu passando per Wittenberg e per una serie di assemblee ecumeniche nazionali. Il significato di questo “pellegrinaggio” è spiegato nell’introduzione al Documento di lavoro dell’Aee3, firmata dai due segretari generali della Conferenza delle chiese europee (Kek) e del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), rispettivamente l’anglicano Colin Williams e il cattolico Aldo Giordano: “Il primo obiettivo è di aiutarci a ritrovare in Cristo, crocifisso e risorto, luce nuova per il cammino di riconciliazione tra i cristiani d’Europa […]. Il processo assembleare […] sarà un’occasione per celebrare, pensare e testimoniare insieme, come cristiani, la fede in Gesù Cristo – luce che illumina tutti, e la sequela che ne deriva. La comune ‘conversione’ a Cristo appare il segreto essenziale per procedere nel cammino dell’unità. Per questo sentiamo il bisogno di approfondire la conoscenza e la stima delle diverse tradizioni confessionali-spirituali che esistono nel nostro continente. Le tappe del processo assembleare sono anche simbolo dell’incontro con le ricchezze delle diverse tradizioni cristiane in Europa”.
C’è dunque bisogno di “luce nuova” per rilanciare il cammino di riconciliazione delle chiese. La prima grande sfida di Sibiu consiste proprio nel riconoscere questo bisogno, nel rendersi conto che non solo il movimento ecumenico è in una situazione di stallo, ma anche che assistiamo ad un forte rilancio del confessionalismo. C’è ovunque – nelle chiese e fuori da esse – una grande sete di identità forti. L’idea di un pellegrinaggio alle fonti delle tre grandi tradizioni cristiane d’Europa costituisce anzitutto una risposta ecumenica intelligente al confessionalismo: l’identità delle singole confessioni non viene negata, ma viene prima subordinata a un forte messaggio cristologico e poi rilanciata in termini ecumenici: un’identità da vivere non da soli, in uno spirito di arroccamento, ma mettendo i doni specifici ricevuti al servizio di tutti. Tuttavia, il concetto di pellegrinaggio ci trasmette anche tutta la fatica dell’attuale momento ecumenico. Come scriveva Michel Charbonnier su Riforma dopo la tappa di Wittenberg, “Nonostante il concetto sia forse alieno alla sensibilità dei protestanti italiani, credo tuttavia che esso dia alcune chiavi di lettura del processo. […] Un pellegrinaggio è qualcosa di faticoso, di difficile: in questo momento di indubbia fatica del dialogo ecumenico da una parte, e di imbarazzante afasia delle chiese di fronte all’Europa secolarizzata dall’altra, le chiese sembrano aver riconosciuto la difficoltà e ciononostante hanno deciso di mettersi in cammino insieme. […] Pellegrinaggio, infine, è un cammino che cambia chi lo compie, ogni passo e ogni incontro arricchiscono e mettono in discussione, trasformano certezze in domande: così, durante questo pellegrinaggio ecumenico, nuove domande sono sorte, e molte certezze vacillano. Solo alla fine di esso si saprà quanto le chiese avranno potuto trarre per la loro vita e la loro testimonianza comune in Europa”.
diverse visioni dell’unità
Il primo dei “temi scottanti” a cui vorrei accennare è quello delle diverse visioni dell’unità che hanno le chiese. Questa diversità di visione è emersa in tutta la sua chiarezza a Roma, nel corso della prima tappa dell’Aee3, svoltasi dal 24 al 27 gennaio 2006. L’incontro di Roma si è aperto con una sessione dedicata alla situazione ecumenica in Europa. I due oratori, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, e la vescova Margot Kässmann della Chiesa evangelica tedesca, non hanno nascosto le attuali difficoltà del cammino ecumenico, a partire dalla stessa comprensione dell’ecumenismo. Kasper ha sottolineato che, mentre cattolici e ortodossi sono piuttosto vicini nella loro comprensione dell’unità della chiesa ed esiste una notevole affinità con le chiese della cosiddetta “Comunione di Porvoo” (tra anglicani e luterani nordici), il modello di unità rappresentato dalla “Concordia di Leuenberg” (sottoscritta da luterani, riformati, metodisti e chiese unite) non è “compatibile” con la concezione cattolica e quella ortodossa, in quanto non risolve alcuni nodi centrali, quali il ministero (ed in particolare l’episcopato). Insomma, Leuenberg è il modello di unità in cui le diversità sarebbero riconciliate troppo facilmente. Da parte sua la vescova Kässmann non ha lesinato critiche sia agli ortodossi, per il loro atteggiamento negativo nei confronti del movimento ecumenico (ed in particolare del Consiglio ecumenico delle chiese), che ai cattolici, per il documento Dominus Iesus del 2000, che afferma che “le comunità ecclesiali che non hanno conservato l’Episcopato valido e la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico non sono Chiese in senso proprio”.
Per il cardinale, sottolineare ciò che ci divide non è negativo, ma al contrario aiuta a dare maggiore autenticità al dialogo: “Solo dei partner che hanno una chiara identità, la conoscono e la apprezzano, possono apprezzare le posizioni dell’altro ed entrare in un dialogo onesto”. Come non condividere queste parole di Kasper? Eppure, non ha ragione anche Margot Kässmann, quando afferma che i nostri “tentativi di differenziarci gli uni dagli altri indeboliscono la nostra comune testimonianza”? “In un tempo in cui così tante correnti religiose attraversano l’Europa”, ha detto la vescova luterana, “dall’islam al buddismo, dall’esoterismo al ‘patchwork’ religioso, la comune testimonianza dei cristiani alla loro fede dovrebbe essere sempre più riconoscibile”.
Questo dibattito è significativo delle diverse concezioni di unità che attraversano il movimento ecumenico oggi, ma non è affatto esaustivo delle diverse posizioni esistenti. Le parole di Kasper sono sembrate a molti un “mettersi in riga” rispetto alla posizione di Benedetto XVI (quando il papa era solo il card. Ratzinger, i due hanno avuto conflitti in varie occasioni, ed in particolare sul documento Dominus Iesus). Ma un’ecclesiologia genuinamente “conciliare” è ancora molto forte all’interno della chiesa cattolica, e lo ha dimostrato il magistrale intervento del card. Jean-Pierre Ricard alla terza tappa dell’Aee3 a Wittenberg. Ricard, che è presidente dei vescovi francesi e vicepresidente del Ccee, parlando del contributo del cattolicesimo al movimento ecumenico, ha sviluppato il concetto, strettamente legato al Concilio Vaticano II, della chiesa come koinonia, come comunione, in contrapposizione con la chiesa-istituzione. “Il concetto di comunione invita ad un approccio del tutto differente”, ha dichiarato Ricard, “più biblico e più teologico, spirituale e missionario. In una parola, esso presenta la Chiesa come una realtà dinamica, come un corpo in movimento”. In questa comunione dinamica, secondo il cardinale, la Chiesa non deve mai chiudersi in se stessa, deve coltivare un’identità aperta, ed è per questo che la Chiesa cattolica ricerca la piena comunione con le altre chiese. Pur essendo convinta di contenere in se stessa “tutti i mezzi di grazia che le permettono di essere in comunione con Cristo, essa sa che la sua percezione della verità deve essere sempre arricchita dagli altri”. Sante parole, è il mio commento!
diverse visioni della chiesa nella società europea
Un altro grosso nodo riguarda la diversa concezione che le chiese hanno del proprio ruolo nella società, ed in particolare nella società europea. Le posizioni anche qui sono diverse e non si possono ridurre semplicemente a differenze confessionali. Ma, semplificando, potremmo dire che i due poli sono, da un lato, quello di chi intende la presenza cristiana come una “testimonianza” molto sobria all’interno di una società laica e multireligiosa e, dall’altro, quello di chi vorrebbe ricristianizzare l’Europa. Come esempio dell’ultima posizione, potremmo prendere le recenti parole del papa in occasione del 50° anniversario dei Trattati di Roma, quando ha definito il relativismo etico dell’Europa come una “apostasia da se stessa”. Il 24 marzo Benedetto XVI ha affermato: “Nell’attuale momento storico e di fronte alle molte sfide che lo segnano, l’Unione europea, per essere valida garante dello stato di diritto ed efficace promotrice di valori universali, non può non riconoscere con chiarezza l’esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano”.
Come esempio della prima posizione, invece, si potrebbe citare il discorso del pastore Thomas Wipf a Wittenberg, ancora alla terza tappa dell’Aee3. Wipf, presidente della Comunità delle chiese protestanti in Europa e della Federazione protestante svizzera, parlando del contributo del protestantesimo alla costruzione della nuova Europa, ha detto: “L’Europa non ha bisogno della religione. E non ha neanche bisogno del cristianesimo né delle chiese. L’Europa però ha bisogno dell’Evangelo, perché ha bisogno di riconciliazione e di speranza”. Wipf ha sottolineato la specifica testimonianza protestante dell’Evangelo, che risiede nei valori di libertà, istruzione, partecipazione, democrazia e unità nella diversità. Se è vero che l’Europa ha profonde radici cristiane, Wipf ritiene tuttavia discutibile l’affermazione per cui le chiese debbano “dare un’anima” al continente. “Non dobbiamo impegnarci nella costruzione dell’Europa con il fine nascosto di farne un continente cristiano. Ciò di cui dobbiamo preoccuparci è la costruzione di un’Europa umana, giusta e pacifica”.
altri temi scottanti
Sibiu sarà una “assemblea di assemblee”: i 2500 partecipanti lavoreranno in nove forum e ciascuno dei delegati potrà partecipare a tre di essi. I forum avranno circa 700 partecipanti ciascuno, ma è previsto che lavorino anche suddividendosi in gruppi.
Il programma provvisorio prevede tre giornate piene di lavoro, ciascuna con un sotto-tema specifico a cui corrispondono tre forum:
Mercoledì 5 settembre il sotto-tema è “La luce di Cristo e la chiesa” e i tre forum saranno quelli su unità, spiritualità e testimonianza.
Giovedì 6 il sotto-tema è “La luce di Cristo e l’Europa” e i relativi forum sono su Europa, religioni e migrazioni.
Venerdì 7 il sotto-tema è “La luce di Cristo e il mondo” e i forum affronteranno temi dalla dimensione globale: creazione, giustizia e pace.
Resta una serie di temi scottanti, dai matrimoni interconfessionali all’ospitalità eucaristica, dall’etica sessuale e familiare alle divergenze sulle questioni bioetiche, al ruolo delle donne nel movimento ecumenico. Ci sarà uno spazio a Sibiu per discutere di questi temi? Sembra difficile. Alla tappa romana la sola menzione delle coppie gay da parte della teologa anglicana Susan Jones, membro del Praesidium della Kek, ha scatenato un putiferio.
A questi temi si aggiunge il difficile rapporto fra il movimento ecumenico “tradizionale” e i nuovi movimenti: si pensi al grande incontro di Stoccarda del 12 maggio, un evento ecumenico organizzato da movimenti carismatici, con uno stile celebrativo che esclude il dibattito, totalmente al di fuori dei classici canali del movimento ecumenico.
due sfide in positivo
Vorrei concludere le mie riflessioni con due sfide in positivo. La prima è che in realtà c’è tutta una serie di temi su cui le chiese riescono a lavorare insieme senza problemi, per esempio i diritti dei migranti, l’impegno per la pace, il rispetto dell’ambiente. Esiste una vasta rete di organismi ecumenici settoriali, che si occupano di temi come l’educazione, le donne, i giovani ecc., che a Sibiu avrà una formidabile occasione per rafforzarsi. Il fatto che si lavori in nove forum su temi specifici e che al tempo stesso ogni delegato parteciperà a tre di essi favorirà senza dubbio il rafforzamento della rete e l’interscambio fra diversi settori di impegno.
La seconda grande opportunità che ci è offerta da Sibiu è l’incontro con l’ortodossia. La Chiesa ortodossa romena si sta impegnando a fondo per accoglierci in Romania. È la prima volta nella storia del movimento ecumenico che una grande assemblea ecumenica si svolge in un paese dell’Est. Speriamo che Sibiu possa rilanciare il dialogo con gli ortodossi e la loro partecipazione al movimento ecumenico.
alle 10:53 1 commenti
giovedì 23 agosto 2007
Non solo Blog
Grazie a Radio Voce della Speranza, il circuito radiofonico della chiesa avventista, sarà possibile ascoltare anche un "diario" giornaliero da Sibiu di un'ora, dal 6 (ma forse anche dal 5) fino al 9 settembre alle ore 17.30. Se tutto funzionerà in termini logistici e tecnici, dovrebbe essere possibile trasmettere da Sibiu interviste e riflessioni sui lavori in corso grazie alle competenze e all'entusiasmo dei delegati italiani sul posto. Una prima mezz'ora consisterebbe in una analisi dei lavori svolti (ma anche in impressioni sull'atmosfera, i canti, i colori, i profumi!), mentre la seconda mezz'ora verterebbe su una riflessione a più voci su un aspetto della carta ecumenica.
- Bologna: 105,3 Mhz
- Catania, Ragusa, Siracusa, Agrigento, Caltanissetta, Enna: 97,5 Mhz ( Enna: 90,8 Mhz)
- Conegliano Veneto, Treviso, Venezia: 97,9 Mhz
- Firenze: 92,4 Mhz
- Forlì, Cesena, Ravenna: 104,5 Mhz
- Gaeta: 88,7 Mhz
- Palermo: 92,6 Mhz
- Roma: 104,8 Mhz
- Sciacca: 94,5 Mhz
- Ferrara-Rovigo "Radio voce nel deserto" (emittente battista) FM 87.700, FM 87.800
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mercoledì 22 agosto 2007
Le attese dei protestanti italiani su Sibiu
La terza Assemblea Ecumenica Europea arriva in un momento piuttosto basso del dialogo ecumenico. Non solo in Italia ma anche in diversi dialoghi bilaterali c'è una situazione di stallo, e le identità confessionali vengono affermate in modo perentorio come barriera a un dialogo che porti trasformazioni e aperture. Spesso lo stallo è legato al riconoscimento o meno del ministero delle donne, o a questioni etiche di comprensione della sessualità e dell'identità di genere. Notiamo infatti che di questi temi non sembra esserci traccia nel programma ufficiale dell'Assemblea Ecumenica di Sibiu. Insomma le diverse chiese preferiscono non confrontarsi neppure su questi temi, che evidentemente strutturano in modo rigido la propria confessione di fede e la propria auto-comprensione come chiesa di Gesù Cristo. D'altra parte le recenti dichiarazioni cattoliche sulla natura della chiesa hanno riproposto una struttura di relazioni asimmetriche fra le chiese. In fondo, quindi, il primo obiettivo che mi pongo come protestante italiana a Sibiu è quello di ritrovare un piano del dialogo che valorizzi innanzitutto l'ascolto e il rispetto dell'altra esperienza di fede e di chiesa.
L'Assemblea di Sibiu si inserisce in un percorso ecumenico, un processo assembleare che ci ha già fatti incontrare più volte nel corso degli ultimi due anni. Non si può dire che questo processo abbia avuto ricadute molto evidenti, neppure sulle nostre chiese. Tuttavia ha rimesso al centro la necessità di una conversione a Cristo che, sola, può permettere un dialogo in vista della riconciliazione.
Le nostre chiese si muovono in continui processi di confronto ecumenico che le spingono a ridefinire la loro identità e la loro risposta di fede – basti pensare alle chiese che lavorano insieme nella FCEI (Federazione delle chiese evangeliche in Italia), o al processo in vista della prossima Assemblea battista congiunta con il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. In un tale contesto non è affatto superfluo cercare con costanza i canali di una comunicazione possibile con il mondo cattolico italiano. Sappiamo infatti che la nostra identità è in continua trasformazione nell'ascolto della Parola di Dio, che interrogandoci ci mette in movimento e ci pone in dialogo.
La delegazione protestante italiana è arricchita da un gruppo di delegati e delegate che provengono da percorsi di migrazione in Italia. Si tratta di donne e uomini che appartengono alle chiese evangeliche italiane e sono attivi nel più che decennale progetto “Essere chiesa insieme” della FCEI. Questa componente di migranti che si aggiunge ai delegati italiani delle diverse chiese è unica fra le delegazioni europee, ed indica che una priorità delle nostre chiese in Italia è proprio la costruzione di una convivenza di fedi, linguaggi e culture, a partire da un impegno concreto dentro le chiese per arrivare a trasformare la società italiana.
Anch'io credo che le trasformazioni non possano che partire da gesti piccoli e concreti.
E' anche per questo che, come FCEI, abbiamo deciso di accogliere l'invito di mons. Paglia a nome della CEI a compiere insieme il viaggio verso Sibiu. Ci è sembrata una possibilità non soltanto di creare quel minimo di conoscenza che permette lo scambio e la collaborazione reciproca, ma anche un’occasione unica per progettare eventi italiani da organizzare di ritorno da Sibiu.
Come chiese della FCEI siamo attente da anni alle questioni dell'ambiente. Segnalo quindi due interessanti iniziative che accompagnano il nostro viaggio e dovrebbero servire a rafforzare l'attenzione su questi temi:
- la Società Biblica ha prodotto, in spirito ecumenico, una raccolta di testi biblici sull'acqua da utilizzare per le celebrazioni ecumeniche, e ne ha fatto dono alle delegazioni ufficiali che partecipano a Sibiu dall'Italia. Sapremo usare questa raccolta come una risorsa comune.
- La FCEI ha proposto di rendere attenti i delegati al costo ambientale del volo aereo, investendo una piccola somma comune in un progetto di difesa dell'ambiente nel Sud del mondo.
I temi che affronteremo a Sibiu riguarderanno soprattutto l'Europa, e le possibilità che le chiese, tessendo reti di lavoro comune, sappiano rivolgersi a Cristo e portare testimonianza alla luce che è Cristo per il mondo.
Gli strumenti che usciranno dall'Assemblea di Sibiu li conosciamo già: in primo luogo la Carta Ecumenica, che va ancora diffusa, valorizzata e soprattutto realizzata nei suoi impegni; e poi l'entusiasmo e la passione che già abbiamo sperimentato a Basilea nell'89 e a Graz nell'97. Entusiasmo e passione per un modo personale e concreto di vivere la nostra vocazione a un'unità che valorizza le diversità, un patrimonio da investire a tutti i livelli – ufficiali e di base – nei luoghi dove l'impegno ecumenico ci porta. (NEV - 33-34/07)
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sabato 18 agosto 2007
prepararazione
In questo momento ci siamo impegnati su alcuni fronti: faremo il viaggio come delegazione ecumenica nazionale, nella volontà di mostrare che il cammino ecumenico possa essere veramente tale. Abbiamo aderito all'appello per il cambiamento climatico (maggiori dettagli sul sito www.eea3.org), ci auguriamo riusciremo a fare inizative congiunte di follow up per dar seguito a quanto avverrà a Sibiu.
Facciamo nostro il motto dell'assemblea "la luce di Cristo illumina tutti"
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