Parlare del Mediterraneo significa oggi parlare di un cimitero nascosto, senza commemorazioni e senza memorie. Negli ultimi 10 anni 9500 persone vi sono morte nel tentativo di attraversarlo spinti da una speranza vitale, ma quel luogo resta per noi muto. Così padre Gnesotto, di Migrantes, ha introdotto la serata sui boat people organizzata insieme alla FCEI e al CCME. Sono stati evocati i deserti in cui si muore per la sete e lo sfinimento e il carrello dell'aereo in cui i due ragazzi provenienti dalla Guinea si erano nascosti per fuggire in Europa, perdendo così la loro vita. Troppi sono i confini, visibili e invisibili, che l'Europa frappone contro donne, uomini e bambini che cercano la loro vita su questo continente.
Mi ha colpita l'affermazione decisa della segretaria del CCME Doris Peshcke: "noi non vogliamo bloccare i flussi migratori: l'Europa ha bisogno dei e delle migranti". E per contrasto, l'esperienza toccante di un migrante che, per impedire ai suoi cari di soffrire quel che ha sofferto lui, ha messo in piedi da solo una sorta di rete di microcredito che ha permesso a una ventina di persone di trovare lavoro nel proprio paese.
Quesa mattina ci siamo trovati, noi tutti protestanti, nella cattedrale luterana per un culto comune. Molto emozionante il momento della S. Cena. Abbiamo gustato la bellezza di un accordo che finora, io almeno, conoscevo solo sulla carta: la comunione di Porvoo. E' un accordo che riconosce la possibilità di celebrare insieme l'eucarestia, fra luterani e anglicani, e vi abbiamo partecipato con intensità anche noi valdesi, metodisti, battisti... ospiti tutti e tutte alla mensa di Cristo.
Ora stiamo lavorando perchè il documento finale incorpori anche dei temi fondamentali per noi come: fare pressione perchè la carta Costituzionale europea affermi il ripudio della guerra, o ottenere per l'attenzione al creato un forte invito perchè le chiese "agiscano" oltre a celebrare liturgie (benchè la preghiera sia anche già un'azione...).
Ieri sera ho partecipato, come pastora, a un incontro delle "ministre": c'era una delle tre vescove luterane di Norvegia, e la vescova Kaessmann dell'EKD, una giovane pastora rumena con la sua bimba, Paula, e molte anglicane, riformate e metodiste. Altre due chiese battiste europee, oltre a quella italiana, hanno una presidente donna. Insomma le chiese sono oggi abitate dalle donne, ma in che modo questa presenza rende più inclusiva e accogliente la predicazione?
sabato 8 settembre 2007
clergy women
alle 14:04
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