Ci siamo trovati di buon mattino all'areoporto di Roma Fiumicino, guardando, scrutando e cercando volti conosciuti e volti da conoscere.
Sull'aereo siamo stati immediatamente mescolati scoprendo così che alcuni partecipanti provengono dal mondo ortodosso. Abbiamo avuto modo di presentare le delegazioni, darci gli appuntamenti durante l'assemblea per impostare il lavoro comune sia all'assemblea che al rientro. Arrivati a Tirgu Mures saliamo sugli autobus diretti a Sibiu, il viaggio dura quasi 3 ore durante i quali abbiamo modo di approfondire la conoscenza tra noi. Ci sono con noi una troupe televisiva e un inviato della radio che raccolgono impressioni, aspettative. Ancora stiamo sulle generali: molte speranze di un incontro che dia una svolta all'ecumenismo, molti che si definiscono “curiosi” o “osservatori”, poche azioni concrete.
Partecipiamo alla cerimonia di apertura, istituzionale, ma scandita da momenti liturgici e accompagnata da canti corali in una piazza gremita di residenti, passanti, delegati e delegate, steward. La temperatura si abbassa, la piazza si scalda in un gesto di pace e di preghiera comune. Nella difficoltà di capire dove dormiremo questa notte, la gentilezza dei volontari e delle volontarie ci aiuta, e l'incontro con tante amiche e amici di chiese europee ci fa sentire a casa. Alcune persone ci porgono una sciarpa arcobaleno, che richiama il dialogo di Leuenberg: colori di pace in una Europa dell'est in cui gli accenti politici dei saluti ufficiali parlano ancora di divisione sociale.
1 commento:
Come è possibile aprire il cuore ad una speranza, conoscendo - dall'Italia - che in Romania, gente comune esaurisce la partecipazione con la curiosità e l'osservazione? Ci si domanda anche in quale modo gli entusiasti delegati europei presenti potranno trasmettere (e non solo in loco) l'interesse a seguire il dibattito ed il coinvolgimento. In uno scambio di pensieri per divulgare questa grande manifestazione delle Chiese cristiane, sono stato destinatario di segnalazioni di molti dubbi per un cammino comune concreto per l'avvicinamento delle chiese cristiane. Testualmente: "Strano che sia così, ma purtroppo è la realtà odierna. Strano che un giorno dovremo tutti rendere conto a Lui ed ora ci troviamo a dover discutere con cautela su un eventuale avvicinamento forse in prospettiva... a volte mi chiedo se certe discussioni e manifestazioni non siano che momenti che nascondono ipocrisia e nulla più. Mi viene spontaneo pensare che l'avvicinamento di tutti i cristiani di qualsiasi appartenenza, possa essere fatto solo con la Bibbia in mano rimanendo fedeli ai Suoi comandamenti ed alla Sua parola". Anch'io però vedo questi eventi di uomini e donne in dialogo come una sfida della Parola (con la P maiuscola) trasmessa con l'aiuto dello Spirito che produce speranze e riconciliazione. Canard
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